La guerra russo-ucraina, scatenata da Putin con l’aggressione di uno stato sovrano in aperta violazione del diritto internazionale, ha enormemente acutizzato le negatività del tempo che viviamo. Diventa più che mai necessario “puntare sull’improbabile”, come ha affermato Edgar Morin, e aprirsi al “principio speranza”, di cui scrisse nel Novecento Ernst Bloch. Il libro, che deve molto all’opera di Raimon Panikkar, muove dall’urgenza di lavorare per un nuovo umanesimo dialogico e interculturale e cerca di mettere a fuoco correttamente come operare in concreto per un mondo migliore, fuori da astratte utopie e posizioni ideologiche lontane dalla realtà. La domanda di fondo è: è ancora possibile praticare un atteggiamento di pace e di dialogo e operare per la giustizia? Che vuol dire propriamente la parola “dialogo”, e perché oggi non può che essere “interculturale”, e quindi accogliere culture diverse da quella occidentale senza minimamente abdicare ai nostri valori (ragione critica, diritti umani, democrazia, libertà) ma relativizzandoli? Nel contesto drammatico aperto dalla guerra, ci può aiutare riflettere su una celebre “parola” di Gesù, “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”?