Recensione di Gianluca Rustignoli per RTE, Rivista di Teologia dell’Evangelizzazione, n.2/2015,Ed.EDB

Layout 1Recensione al testo Raimon Panikkar. Oltre la frammentazione del sapere e della vita di Victorino Pérez Prieto, Ed Mimesis, 2011

Pubblicato dalla Mimesis Edizioni, con il patrocinio del Cirpit nel 2011, il libro del teologo gallego Pérez Prieto è la traduzione italiana (a cura di Alessandro Calabrese e Patrizia Morganti) dell’originale spagnolo (castigliano) Más allá de la fragmentaciónde la teología. El saber y lavida: Raimon Panikkar pubblicato peri tipi della Tirant lo Blanch, Valencia 2008.

L’autore, Victorino Pérez Prieto,
nato ad Hospital de Orbigo nel 1954,
è sacerdote della diocesi di Mondoñedo-
Ferrol. Ha conseguito il Dottorato
in Teologia presso la Universidad
Pontificia de Salamanca nel 2006
con la tesi dal titolo Dios, el ser Humano
y el Cosmos. La Divinidad en
Raimon Panikkar. E un Dottorato in Filosofia presso la Universidad civil di Santiago de Compostela sul pensiero dell’a-dualità e dell’interculturalità di Raimon Panikkar.

Insegna nelle Università
di La Coruña, Santiago de
Compostela e Bogotà. Oltre la frammentazione
è una delle prime monografie su Panikkar:
l’edizione spagnola è stata
pubblicata mentre questo autore era
ancora in vita mentre quella italiana
compare dopo la sua morte avvenuta
a Tavertet, il 26 agosto 2010. Dopo la
morte di Panikkar la bibliografia su di
lui e sulle sue opere si è andata moltiplicando
esponenzialmente, raccogliendo
libri e articoli di valore molto
diverso. L’avvio della pubblicazione
dell’Opera Omnia, secondo lo schema
tracciato dallo stesso autore (in italiano
in corso di pubblicazione per
l’editrice Jaca Book), ha sicuramente
iniziato a fornire una base solida per
un’interpretazione dell’ampissima produzione
letteraria che spazia dagli
studi scientifici alla filosofia, dalla
teologia allo studio delle religioni. In
italiano possiamo segnalare già alcuni
testi introduttivi di rilievo: Oltre la Vita
e la parola. La mia opera (ed. it. Milano
2010) dello stesso Panikkar, e al testo
in recensione, evidenziamo Tra Dio e
il Cosmo (ed. it. Roma-Bari 2006), intervista
a Panikkar di G. Jarczyk, e
Pluralismo e armonia (Assisi 2011) di
A. Rossi.Mentre in Spagna per le Edizioni Herder è in preparazione il testo Diccionario panikkariano (2016) di Pérez Prieto.

Il libro di Pérez Prieto si presenta
articolato in due parti più un’introduzione
e una conclusione. Al termine
si trova un essenziale glossario
dei termini in sanscrito e un’articolata
e dettagliata bibliografia, purtroppo
aggiornata al 2008 (data di uscita dell’edizione
spagno la). Nell’«Introduzione»,
l’autore fa il punto della riflessione
su Dio all’inizio del XXI secolo
soffermandosi su due linee teologiche:
la nuova visione che emerge dal
rapporto Dio-Mondo (Cosmo) e la
sfida dell’ecumenismo e del dialogo
interreligioso. La prima parte del libro
è dedicata al percorso terreno di Rai-
mon Panikkar con l’intento di mostrarne
non solo i passaggi più importanti,
quanto piuttosto di evi denziare
lo stretto legame tra eventi biografici
e sviluppo del pensie ro dell’autore. Il
testo segue le quattro grandi tappe
della vita di Panikkar: 1. il principio
spagnolo e il rapporto con l’Opus Dei
(1918-1954); 2. l’incontro con l’India
(1955-1966); 3. la docenza in California
(1966-1987); 4. il ritorno in Catalogna
e la fine dell’esistenza terrena(1987-2010).

Ben oltre l’arida scansione cronologica,
Pérez Prieto sa illustrare il desiderio
di conoscenza e di unità che ha
animato Panikkar in tutte le tappe
della sua vita. Di questa parte ricchissima
di citazioni e testimonianze ci
pare di estremo interesse l’incontro
tra il costante richiamo al desiderio/
sfida di Panikkar di essere allo
stesso tempo cristiano, secolare, induista
e buddhista e la presentazione
dei numerosi maestri che ne hanno
influenzato la spiritualità e il pensiero.
Ricordiamo innanzitutto Henri
Le Saux e Jules Monchanin che gli
hanno mostrato una via di continuità
tra l’esperienza cristiana, la realtà
indù ed il buddhismo. Per quanto riguarda
la filosofia e la teologia, oltre
ai pensatori dei secoli passati (Aristotele,
Gregorio di Nissa, Tommaso d’Aquino,
Niccolò Cusano, s. Teresa d’Avila,
s. Giovanni della Croce e Meister
Eckhart) hanno avuto rilievo
nella sua formazione numerosi pensatori
moderni: F. Schleiermacher, F.H.
Jacobi, G. Marcel, F. Ebner, M. Heidegger,
M. García Morente, X. Zubiri,
P. Teilhard De Chardin e K. Rahner.
Di non minore importanza è stato l’influsso
di pensatori indiani antichi e
moderni: Bharthrhari, Sankaracarya,
Ramanuja, Ramakrishna, Vivékananda
e Radhakrishnan. Pérez Prieto,
ripercorrendo la ricca vita di Raimon
Panikkar, riesce a mostrarne il percorso
interiore: sia grazie alla citazione
delle parole dello stesso Panikkar,
sia grazie alla succinta ma
puntuale presentazione del pensiero
dei suoi maestri e di come il loro influsso
si è andato armonizzando nella
persona di Raimon. Veramente in Oltre
la frammentazione si riesce a percepire
il dinamismo, reso possibile da
una personalità profondamente unificata,
che ha permesso a Panikkar di
intraprendere un percorso lungo ed
eccezionale, a livello umano, spirituale,
prassico e culturale. La seconda
parte del libro presenta il nuovo modo
di fare teologia di Panikkar. Il primo
passo è quello di illustrare cosa intenda
con superamento della microdossia
(che sta per chiusura dell’ortodossia
in piccole verità rinunciando
ad aprirsi a un pensiero più ampio).
Per fare questo la teologia deve morire
alla sua pretesa di potere e dominio
sulle scienze e la società risorgendo
in una nuova unione con la filosofia
intesa non come pura razionalità
ma come esperienza, saggezza
dell’amore (cf. p. 129). Questa modalità
di filosofare per aprire cammini e
fornire accessi permea tutto il pensiero
di Panikkar segnato dall’interculturalità
e dall’attitudine a muoversi
in un mondo interreligioso. Essa
origina una teologia che nasce dall’esperienza
religiosa: questo ci diviene
chiaro dal particolare peso dato al
simbolo, letto come una forma di rivelazione
che invita a riflettere e che può
fornire vie d’uscita alle chiusure
del pensiero moderno. Siamo di fronte
te alla genesi di un pensiero ontonomico,
unica possibilità di trovare
unità tra filosofia e teologia: attraverso
l’intuizione advaita (a-dualista)
Panikkar propone una sintesi intellettuale
in cui l’unità non distrugga la
varietà e l’assoluto non oscuri il relativo,
piuttosto la costituzione di un
pensiero in cui ogni cosa abbia il proprio
ordine ontico (ontonomia) secondo
le proprie leggi (nomos) ontologiche
del cosmo (cf. p. 147). Da
quanto detto fino a ora possiamo riconoscere
il desiderio di restaurare la filosofia
come teologia. Esso nasce soprattutto
dal riconoscimento della dimensione
religiosa dell’uomo come
dimensione costitutiva e dell’esperienza
religiosa come esperienza fondante
l’esistenza stessa della persona.
Pérez Prieto riconosce che, in una
concezione tradizionale, la teologia di
Panikkar potrebbe essere definita più
una teologia spirituale che una teologia
sistematica. Rimane costante nel
pensiero di Panikkar che il fine è cercare
l’integrazione di tutta la realtà,
l’armonia. È per questo che non si
può fare a meno di una relatività radicale
se si vuole raggiungere una reciprocità
totale. Nell’ultimo importante
capitolo della seconda parte, Pérez
Prieto sceglie di illustrare i nodi principali
del pensiero di Panikkar attraverso
una sorta di glossario dei concetti
e dei neologismi da lui coniati.
Qui mi limito a illustrare tre di questi
temi che ritengo tra i più essenziali
nel pensiero panikkariano.
1. L’ermeneutica diatopica: è un principio metodologico
fondamentale secondo il quale
la distanza da colmare per raggiungere
la conoscenza non è temporale
ma «spaziale», tra luoghi (topoi)
umani di comprensione e autocomprensione
di più culture o religioni.
«L’ermeneutica diatopica parte dalla
considerazione tematica che bisogna
comprendere l’altro senza presumere
che questi abbia la nostra stessa autoconoscenza
e conoscenza di base» (cit. in p. 170). Solo attraverso
questa propedeutica giungiamo a un dialogo dialogico
che sia sforzo di aprirsi all’altro e alla sua realtà.
2. L’intuizione
cosmoteandrica: è l’intuizione secondo
la quale possiamo considerare
la triplice dimensione della realtà
(Uomo, Mondo, Dio) in una visione
integrata, totalizzante. È il coinvolgimento
delle tre realtà fondamentali
nella costituzione della vera realtà.
Pur assumendo la prospettiva trinitaria
cristiana, Panikkar sostiene che
l’aspetto trinitario pervade il reale,
potremmo dire che la realtà è trinitaria.
Partendo da questi concetti viene
poi a svilupparsi il suo pensiero in
merito. Si riconoscono alla base dell’intuizione
cosmoteandrica, così come a quella della trinità
radicale, i concetti indù dell’a-dualità e il principio
dell’armonia di tutti gli esseri.
3.Cristofania: è la conoscenza di Cristo
come pienezza dell’uomo che Pannikkar prospetta per
la nuova teologia aperta alle culture e alle religioni.
A differenza della Cristologia, con cui
si pone in continuità, la Cristofania
ha un altro campo di applicazione:
vuole manifestare Cristo alla coscienza
umana includendo, oltre che
una riflessione critica, un’esperienza
di Cristo contemplativa, mistica. La
Cristofania si presenta aperta alla
realtà dello Spirito che come «terzo
occhio» apre a quell’attitudine mistica
che conduce l’uomo alla comunione
col Cristo, sua pienezza (cf. pp.
189-190). La conclusione permette a
Pérez Prieto di staccarsi dalla presentazione
diatopica con cui ha inteso
presentare il pensiero di Panikkar per
riconoscerne alcune peculiarità e
chiarirne alcune visioni. Panikkar,
prima di tutto, cerca di parlare di Dio,
dell’Uomo e del Cosmo partendo dalla prospettiva
del mistero. Per questo il suo linguaggio è
ossimorico,paradossale, relativizzante.
La prospettiva da cui parte è quella di chi
considera la mistica come la via di conoscenza
preferenziale del mistero di Dio, dell’Uomo e del Cosmo.
Conoscenza personale di Dio, che non corrisponde
certo alla conoscenza di Dio definita da categorie
occidentali (teismo), anticamera dell’a-teismo.
Conoscenza dell’Uomo che è prima di
tutto ascolto di sé e dell’altro per
giungere a un dialogo dialogico che
conduce alle porte dell’etica. Conoscenza
del Cosmo che è coscienza dell’ambiente
dell’uomo per la sua custodia e una vita integrata
in esso,costruendo pace e armonia. Per questo
«la considerazione di ciò che è importante
(la natura di Dio e la Realtà)
non deve distrarci dalla prassi di ciò
che è urgente (la distruzione degli
idoli della morte); ma la prassi di ciò
che è urgente (la realizzazione della
giustizia) non può essere efficace
senza integrare la teoria di ciò che è
importante (l’esperienza della Vita)»
(cit. a p. 208).

Oltre la frammentazione è senza dubbio
una buona presentazione di Raimon
Panikkar, forse più che buona. Vi
chiederete cosa la rende tale: tutto
quello che una recensione non può
far sperimentare direttamente. La
scrittura scorrevole che non cede alla
volgarizzazione dei concetti e dei dibattiti;
le citazioni e le note precise e
puntuali che sostengono la sintesi di
Pérez Prieto rimandano costantemente
agli scritti di Panikkar; la presentazione
del pensiero dell’autore per quello che è,
per come si trova nei suoi scritti e nelle parole
di chi l’ha conosciuto. Si può dire che l’autore ha
voluto applicare l’ermeneutica diatopica
per presentare una sponda del dialogo: la visione di
Panikkar. Da questo punto in poi sta ai lettori
interessati colloquiare con Raimon dedicandosi
ai suoi scritti, approfondendo
le interpretazioni e avviando così un
confronto che porterà a nuove proposte
teologiche.

Dal punto di vista editoriale il libro
mostra una buona cura. La traduzione
appare scorrevole e precisa; non si
capisce il perché di un’unica lunga citazione
in spagnolo a p. 21 mentre le
successive sono state tutte tradotte.
Almeno in tre occasioni o al traduttore
o al correttore sono sfuggite parole
in spagnolo rimaste nel testo italiano
(pp. 49, 92, 185). Accurata la
grafica, a parte un grassetto a p. 163
poco sensato in quanto unico in tutto
il libro. Meno curato l’editing con un
discreto numero di refusi – soprattutto
nella seconda parte – che mal si accordano
con un’edizione di questo
tipo (cf. ad es. p. 133, 164, 171, 175,
176, ecc.).

Oltre ai numerosi pregi, il libro di Pérez
Prieto si presta anche a qualche
osservazione critica. Pur non essendo
un testo che intende addentrarsi nel
dibattito critico sul pensiero di Panikkar,
valeva comunque la pena sottolineare
i punti meno chiari del pensiero
dell’autore oppure quelle incongruenze
interne che in una produzione
così ampia di scritti non si può
non riscontrare, se non altro per l’evoluzione
del pensiero o un deciso cambio
di opinione a riguardo di un certo
tema.
Un’altra difficoltà che il lettore può
incontrare è legata alla scarsa presentazione
del pensiero filosofico e
religioso indù e buddhista, limitata ai
concetti più famosi usati da Panikkar.
Si rischia di dimenticare che tutto il
suo sistema panikkariano si nutre di
una visione religiosa e mistica con
profondi richiami all’induismo e al
buddhismo. Pérez Prieto pare riconoscere
questo problema e pone alla
fine del testo uno stringato glossario
dei termini sanscriti. Purtroppo l’operazione
ha un esito poco felice in
quanto i termini citati nel testo sono
spiegati nel testo stesso e gli altri
sono semplicemente raccolti nel glossario
senza un vero legame con lo
scritto che lo precede. Inoltre le spiegazioni
dei singoli termini sanscriti
sono veramente troppo sintetiche e a
volte lacunose. Anche se sarebbe risultato
riduttivo, io avrei speso un capitolo
spiegando i punti salienti del
pensiero indù e buddhista, soffermandomi
in modo più dettagliato
sulle diverse dottrine che maggiormente
hanno influenzato la vita di
Panikkar.

Con queste osservazioni voglio fornire
al lettore alcune utili vie di approfondimento
oltre a quelle, già numerose,
segnalate nella presentazione
del testo. Il mio parere sul libro
di Pérez Prieto infatti rimane invariato:
siamo di fronte a una riuscita
presentazione dell’opera di Panikkar
che può introdurre i curiosi ed essere
di stimolo all’approfondimento per filosofi
e teologi.
L’entusiasmo che anima l’autore, e
che in alcuni punti fa capolino nell’esposizione,
spinge il lettore a prestare
maggiore attenzione alla presentazione
di Panikkar: una personalità del
nostro tempo che difficilmente può
essere ignorata, se non altro per il desiderio
e la volontà di integrare in sé
e nel suo pensiero due religioni e due
culture. In questo suo percorso ha
aperto, con concetti orientali, nuovi
orizzonti alla filosofia e teologia occidentale
e, soprattutto, ha richiamato
l’importanza dell’esperienza personale
di Dio per ogni uomo, ricordandoci
che il cristianesimo del futuro
sarà mistico o non sarà (cf. p. 132).
Gianluca Rustignoli
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