Il Manifesto della Terra nella visione cosmoteandrica e interculturale di Raimon Panikkar

001_fest15Milano, Museo Diocesano, Sublimar Edizione Giugno 2015

Dialogo come nutrimento delle coscienze

I parte: interventi di M.Roberta Cappellini, Giuseppe Billoni – Interviste di Massimo Pucci

 

 

 

I Nove Punti del Manifesto della Terra

La metafora del Novenario o dei Nove Sutra è ricorrente nell’opera panikkariana e non rappresenta un modello di compiutezza, ma una sintesi aperta. Ricordiamo che i Sutra per Panikkar non sono consigli pratici, né principi astratti, ma affermazioni teoretico –pratiche da vivere.
Attraverso la moltiplicazione del ternario, il novenario rappresenta quella forma simbolico-ritmica cosmo teandrica, indicativa del dinamismo vitale dell’universo. Esistono molteplici novenari nell’opera di Panikkar riferiti all’ecologia, all’etica, a Dio, alla filosofia della pace, alla ritualità cultuale, alla cristofania ed anche alla visione cosmoteandrica, fondamento e sintesi del suo pensiero.
In particolare Panikkar analizza e rielabora filosoficamente negli anni la sua visione, secondo una serie di approfondimenti ed un insieme di interrelazioni semantiche, filosofiche e teologiche. Da questo complesso ed elaborato modello di riferimento sono estrapolabili aspetti salienti dai quali emergono alcuni punti basilari della sua Ecosofia, attraverso cui è possibile individuare un “Manifesto della Terra”. Essi si collegano ai nove punti programmatici d’ordine più pratico, riportati dallo stesso autore nel testo Ecosofia , la saggezza della terra, (Jaca Book, 2015) Oltre a questo, i testi di riferimento sono Spiritualità, il cammino della vita (Jaca Book,2011) ,Visione Trinitaria e Cosmoteandrica (Jaca Book, 2010) e La porta stretta della conoscenza, Rizzoli 2005
Su tale sfondo vorremmo dare alcuni cenni su alcuni punti determinanti:

1) Il primo punto che può a nostro avviso costituire il fondamento del Manifesto della Terra è il primato della vita nei tre aspetti relativi alla materia, all’ uomo ed al divino. I tre mondi partecipano dell’unica realtà (a gradi differenziati), la realtà della vita che non muore. Tutto vive, tutto quindi ha anima, in quanto ha vita (Anima Mundi). E questa vita è costituita dalla relazione tra questi tre mondi. Ne segue la doppia portata simbolica della Terra, fisica e metafisica. In tal senso la Terra non è solo il suolo sul quale viviamo, ma è anche l’energia vitale che si manifesta nel suo aspetto di fertilità in grado di trasformare il seme in frutto abbondante. Essa è dunque luogo di manifestazione del mistero della vita e contemporaneamente della fede dell’uomo che semina.

2) L’Ecosofia intesa come “saggezza della Terra”, è rappresentata dal genitivo soggettivo. La Terra è Soggetto e l’uomo ne è interprete . In tal senso la Terra non è materia inerte, ma è soggetto vivo (pertanto non oggettivabile) quindi con una coscienza sui generis, un impulso proprio (gr. dynamis), un ordine interno (gr.kosmos) . Le sue parti si rapportano tra loro come in un organismo vivente, in rapporto di interindipendenza di cui è la relazione a costituirne la vita. Ne segue il valore intrinseco, la dimensione qualitativa di ogni sua parte, in quanto costitutivamente partecipe delle tre dimensioni dell’Essere.

3) Conoscere la Terra significa conoscere se stessi. Questo processo non può avvenire attraverso l’esperimento, ma attraverso l’esperienza . L’esperimento che prevede a monte la dicotomia soggetto/oggetto, consiste infatti nell’oggettivazione da parte di un soggetto esterno dominatore e manipolatore. Nell’esperienza invece, il soggetto e l’oggetto sono distinti ma indivisi in quanto essa presuppone il coinvolgimento e la partecipazione olistica della persona.
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4) Coltivare il rapporto con la Terra come un’amicizia, attraverso un contatto fatto di attenzione, ascolto, partecipazione sensibile, condivisione, adesione, in umiltà (come indica l’etimologia latina di humus: terra), rivela la conoscenza del limite secondo un sapere di non sapere, che si traduce in un’adesione ai cicli stagionali , ai ritmi naturali, secondo un “under-standing” (pertanto una rinuncia all’atteggiamento dominatore),trattandosi di un comprendere secondo natura, che educa alla cura amorevole dell’ambiente in cui viviamo. Diversamente dagli esiti prodotti dalla nostra tecnocrazia, come ad esempio l’inquinamento acustico e l’accelerazione del tempo, che rompono i ritmi naturali ed anche gli equilibri dell’uomo.

5) Cogliere la saggezza della Terra. Si tratta di un sapere pratico, di una sophia intesa nel senso di un sapere esperienziale che porta in sé i sapori e i profumi della sensorialità, i colori delle emozioni ed un senso di consapevolezza di appartenenza e condivisione del mistero della vita . La nostra relazione con la Terra è essenziale per la nostra auto comprensione, poiché siamo terra e la terra non è solo il grembo vitale che ci accoglie e ci nutre, poiché da essa apprendiamo la condivisione del nostro corpo con la materia. La terra non è solo bios, cioè genetica, ma è anche zoe, cioè vita a livello principiale. Detto in altre parole essa è natura naturata che svela l’aspetto divino immanente della natura naturans (diversamente il divino sarebbe solo un’astrazione).

6) Amare la Terra è come amare il nostro corpo o la nostra casa, essendo un moto spontaneo del nostro essere, che avviene per naturale attrazione, quando scopriamo di essere costitutivamente in relazione con essa. L’interrelazione implica la scoperta dei legami “simpatetici” con gli enti esistenti che permettono il perpetuarsi della vita, la solidarietà cosmica (come per esempio la dimensione sacrificale del nutrimento) nel rispetto per tutti gli esseri viventi visibili ed invisibili, insieme alla compassione cosmica, nel momento in cui l’essere umano diventi agente di trasformazione consapevole rispetto all’ambiente ed ai propri simili.

7) Imparare dalla natura significa apprendere dal suo dinamismo e dai frutti della Terra, la spontaneità e la gratuità della vita, la bellezza del suo costante rinnovarsi e quindi l’arte della natura, che ci rende consapevoli che l’attività dell’uomo ecosofico non può ridursi ad un’arida tecnologia ma deve elevarsi, costruendo secondo un’analoga arte (gr. techné), in sintonia consapevole con la natura e con il cosmo (come ci ricorda l’etimologia greca di kosmos indicativa d’ordine, ornamento e bellezza). Gli antichi parlavano del Libro della Natura, come fonte imprescindibile di apprendimento e al contempo di mistero. La Natura pullula infatti di forze in parte conoscibili, in parte inconoscibili ed imprevedibili. Questo aspetto ne costituisce la libertà e pertanto l’aspetto divino.

8) Sviluppare un atteggiamento femminile, ricettivo ed empatico, nel rapporto relazionale tra noi e l’alterità, tra noi e l’ambiente (superando le trincee dell’individualità) significa imparare ad attendere, a ricevere, ad accogliere i frutti della terra/vita. Rappacificarsi con la terra significa sviluppare un atteggiamento di pace con se stessi, con il mondo e con i nostri simili. Significa risvegliare l’ atteggiamento contemplativo attraverso la consapevolezza della dimensione del silenzio, e l’esperienza della tempiternità.

9) Scoprire la sacralità della Terra , attraverso l’azione cultuale, il terzo occhio della fede, nel momento in cui ci rivolgiamo al suo mistero, (la sua parte inconoscibile, la sua libertà) ossia la sua dimensione divina, nella relazione di compenetrazione cosmoteandrica , significa scoprire l’Uomo quale mediatore tra Cielo e Terra. Scoprire la possibilità di “una conversione alle origini” da parte delle religioni attraverso una nuova liturgia imperniata sui quattro elementi, al fine di riunirli alla Terra nella preghiera in una comunione di destino insieme agli esseri terrestri e cosmici, ( di cui esempi sono il Yajna vedico e l’Eucaristia Cristiana).
La “Sacra Secolarità” di Panikkar fa capo a quella RELIGIOSITA’ che lega gli esseri umani tra loro ed alle dimensioni dell’esistenza (lat.religare), connettendo la coscienza individualizzata con la terra, con il mondo , con le cose, con gli Dèi , con il divino, con il mistero.

In tal senso l’ Ecosofia intesa quale saggezza della Terra, non rappresenta un’ideologia , ma un’esperienza mistica, interiore, trasformatrice, in grado di cambiare l’atteggiamento dell’uomo nei confronti del suo ambiente e della vita.
Non si tratta di una nuova religione, ma di una religiosità basica che può essere riscoperta quale fondamento della maggioranza delle religioni, costituendone un punto d’incontro nel processo di conversione alle rispettive origini.

I NOVE PUNTI DELLA PRASSI ECOSOFICA

I nove punti che Panikkar sviluppa nel testo Ecosofia, la saggezza della Terra, e che riportiamo in una breve sintesi, sono da considerarsi in progress, in quanto rappresentativi del “divenire dell’essere”, pertanto suscettibili di continue variazioni ed ampliamenti, secondo un invito a riflettere criticamente sui tempi che viviamo e sulla possibilità di un miglioramento delle condizioni della vita sul pianeta e del pianeta.

1) Demonetizzazione della cultura
2) Smantellamento della Torre di Babele
3) Superamento dell’ideologia degli Stati-Nazione
4) Ritorno della scienza moderna ai suoi limiti
5) Correzione della tecnocrazia attraverso l’arte
6) Superamento della democrazia attraverso una nuova cosmovisione
7) Recupero dell’animismo
8) Pace con la terra
9) Riscoperta della dimensione divina.