Si può forse affermare che l’esperienza del dialogo interculturale di cui Panikkar rappresentò un antesignano, giunga a collocare la dimensione “imparativa” nell’ambito di una “filosofia del pathos”, quale “pratica di umanizzazione in grado di evolvere in coscienza umanitaria” (Betancourt). Essa costituisce, secondo questo studio, l’aspetto fondamentale della prassi della visione filosofica di Panikkar, inseparabile da quello teorico, inteso in senso contemplativo. Essendo quindi fondamentalmente ed essenzialmente “a-duale” (olistica), questa “philo-sophia” o “patosofia” mantiene il pensiero e la vita uniti attraverso il vincolo relazionale del Pathos. In tal caso essa può anche essere considerata un “metodo” (gr. metà-hodòs, via), ossia un percorso in itinere, un processo metamorfico, aperto ed incompiuto, in cui la tensione fondamentale del binomio di Conoscenza-Amore, tende ad approfondire la ricerca interiore e al contempo ad aprire le logiche del mondo. Il testo presenta alcuni dialoghi virtuali con alcuni filosofi classici (da Filone Alessandrino al Maharal di Praga, da Socrate ad Eraclito) e contemporanei (da Jung a Heidegger, a Derrida) al fine di evidenziare alcuni aspetti della visione panikkariana, capace di accogliere nell’ “Altro femminile” quella “differenza impensata” della cultura occidentale che potrà, forse, ri-orientare il discorso della tradizione e della storia verso un nuovo possibile orizzonte di senso e di umanizzazione.